lunedì, giugno 19, 2006

La riflessione del Qohelet




Dal Qohelet (3,1-15):

"Per tutto c' è un momento, un tempo per ogni cosa sotto il cielo:

un tempo per nascere, e un tempo per morire,
un tempo per piantare, e un tempo di sradicare ciò che si è piantato,

un tempo per uccidere, e un tempo per curare,
un tempo per demolire, e un tempo per edificare,

un tempo per piangere, e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto, e un tempo per danzare,

un tempo per gettare pietre, e un tempo per raccogliere pietre,
un tempo per abbracciare, e un tempo per ritrarsi da abbracci,

un tempo per cercare, e un tempo per lasciar perdere,
un tempo per conservare, e un tempo per gettare via,

un tempo per strappare, e un tempo per ricucire,
un tempo per tacere, e un tempo per parlare,

un tempo per amare, e un tempo per odiare,
un tempo di guerra, e un tempo di pace.

E quale vantaggio, per chi agisce, da ciò per cui si affanna?

Ho visto l'occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino.
Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo: egli ha posto nel loro cuore anche la nozione di eternità, tuttavia l’uomo non riesce a scoprire da capo a fondo l'opera fatta da Dio.

Così ho capito che per loro non c' è niente di meglio che starsene allegri e fare il bene nella vita,
e ancora: che un uomo mangi e beva e veda il bene nella sua fatica, questo è un dono di Dio.

Ho capito che tutto ciò che Dio fa, sarà per sempre, non c’è niente da aggiungervi e niente da togliervi. Dio ha fatto così perché lo si tema.

Ciò che già è stato, è , ciò che sarà, già è stato. Dio cerca ciò che è passato."


L'uomo non è padrone del suo tempo, non può decidere che vengano soltanto i momenti buoni, non può evitare la sofferenza e tanto meno determinare la durata dei suoi giorni. Per questo, tutto ciò che l’uomo compie, di positivo e negativo ha in sé qualcosa che lo rende sempre provvisorio e relativo: è la grande tensione che si crea tra il momento, la situazione provvisoria, e l’eternità.

"[c’è] un tempo per piangere, e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto, e un tempo per danzare"

Nell’interiorità dell’uomo si alternano sentimenti di gioia e tristezza: ci sono momenti in cui non si può fare a meno di piangere e di fare lutto, la sofferenza non viene risparmiata a nessuno; però nella vita si deve trovare posto anche per la festa, la leggerezza del ridere, scherzare e danzare... Non ci sarà mai solo tristezza o solo gioia!